Negli ultimi anni, il welfare aziendale ha acquisito un’importanza crescente anche tra le piccole e medie imprese (PMI), un settore tradizionalmente più resistente rispetto alle grandi aziende quando si parla di investimenti in questo ambito.

Un recente studio condotto dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, ha evidenziato una forte crescita nell’adozione di politiche di welfare aziendale da parte delle PMI italiane: secondo i dati raccolti da oltre 1.800 consulenti del lavoro, il 62,8% dei professionisti ha segnalato un aumento della diffusione del welfare aziendale rispetto al 2023, con una previsione di ulteriore crescita per il triennio 2024-2027.

Questo trend riflette non solo una crescente consapevolezza da parte delle aziende dei benefici legati al welfare, ma anche un maggiore interesse a sfruttare gli incentivi fiscali e a migliorare il benessere dei propri dipendenti.

Cos’è il welfare aziendale?

Il welfare aziendale consiste in un insieme di misure che le aziende offrono alla totalità dei dipendenti, con l’obiettivo di migliorare la loro qualità di vita, sia all’interno che all’esterno del contesto lavorativo, di cui i dipendenti possono usufruire attraverso un portale specifico che consente di accedere ai servizi offerti. Questi strumenti spaziano dal sostegno economico diretto, come buoni pasto e voucher, all’accesso a servizi di assistenza sanitaria, formazione e conciliazione vita-lavoro.

L’adozione di un piano di welfare aziendale non solo contribuisce a migliorare il benessere del lavoratore, ma ha anche ricadute positive sul clima aziendale, con un impatto tangibile su produttività e fidelizzazione del personale.
Inoltre, questi piani permettono all’azienda di rafforzare la propria attrattività come datore di lavoro, un aspetto cruciale in un mercato del lavoro sempre più competitivo.
Come funziona la tassazione del welfare aziendale?

Uno degli aspetti chiave del welfare aziendale riguarda la sua favorevole regolamentazione fiscale. I beni e servizi offerti attraverso i piani di welfare sono esenti da tassazione fino al raggiungimento di alcune soglie che vedremo più nel dettaglio.

Come si attiva un piano di welfare aziendale?

Per le PMI che desiderano implementare un piano di welfare, il primo passo è definire le esigenze dei propri dipendenti, considerando al contempo il budget a disposizione e gli eventuali incentivi fiscali.
Una volta individuati i fringe benefit che meglio si adattano alla realtà aziendale, è importante coinvolgere un consulente del lavoro, che può assistere l’azienda nella progettazione e nell’implementazione del piano.

Una delle opzioni più comuni per attivare il welfare aziendale è l’adozione di piattaforme digitali, spesso fornite da operatori specializzati, che consentono di gestire in modo semplice e trasparente l’erogazione dei benefit.

Queste piattaforme permettono ai dipendenti di accedere a una vasta gamma di servizi e vantaggi direttamente da dispositivi digitali, rendendo l’intero processo più agevole per tutti i soggetti coinvolti.

Le tendenze future

Tra il 2024 e il 2027 si stima che i buoni spesa saranno tra gli strumenti di welfare più utilizzati dalle PMI, seguiti dai servizi di assistenza sanitaria e dalle misure di conciliazione vita-lavoro.
Tuttavia, sta emergendo anche un crescente interesse verso la formazione continua, un settore che potrebbe rappresentare la nuova frontiera del welfare aziendale, soprattutto in un contesto di rapida evoluzione delle competenze richieste dal mercato del lavoro.

Alcuni esempi di interventi e soglie di spesa:

  • Previdenza integrativa
    I versamenti a fondi pensione aziendali possono raggiungere fino a 5.164,57 € all’anno senza che siano soggetti a imposizione fiscale. Questi strumenti aiutano i lavoratori a costruire un futuro previdenziale solido, integrando la pensione pubblica con contributi aziendali aggiuntivi.
  • Sostegno alla famiglia
    Le imprese possono offrire servizi di supporto alla gestione familiare, come il rimborso delle rette scolastiche, il pagamento di centri estivi o l’assistenza per familiari non autosufficienti.
    Non esiste un limite di spesa per queste misure, purché siano finalizzate al benessere del dipendente e della sua famiglia. Molto apprezzati sono i servizi di babysitting, che offrono un aiuto concreto nella conciliazione vita-lavoro.
  • Trasporto pubblico
    Gli abbonamenti al trasporto pubblico locale, regionale o interregionale, ma anche a servizi di car sharing e bike sharing, rientrano tra i benefit non soggetti a imposizione fiscale. Le aziende possono coprire il costo di tali abbonamenti per incentivare la mobilità sostenibile dei propri dipendenti, migliorando al contempo la sostenibilità aziendale.

Con i giusti incentivi fiscali e il supporto di professionisti qualificati, le PMI possono implementare un piano di welfare che non solo risponda alle esigenze dei loro dipendenti, ma che rappresenti anche un investimento strategico per il futuro.

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