Le dimissioni per fatti concludenti rappresentano una particolare modalità di risoluzione del rapporto di lavoro che si verifica quando il lavoratore, attraverso il proprio comportamento (solitamente assentandosi ingiustificatamente dal lavoro), manifesta la volontà di interrompere il rapporto senza una comunicazione formale. Una casistica che può generare incertezze e problematiche per il datore di lavoro, che deve gestire correttamente la situazione per evitare contenziosi.

Dimissioni per fatti concludenti: cosa sono

Le dimissioni per fatti concludenti cambiano la loro essenza con il Collegato Lavoro (legge n. 203/2024): oggi l’assenza ingiustificata che le determina deve essere superiore ai termini stabiliti dal CCNL applicato (o, in mancanza, oltre 15 giorni). Vengono effettivamente equiparate a dimissioni volontarie tacitamente espresse dal lavoratore, motivo per cui il datore di lavoro non è tenuto a versare il contributo di ingresso all’assegno di disoccupazione NASpI.

Come deve gestirle il datore di lavoro?

Per evitare controversie legali, il datore di lavoro deve gestire la situazione con la massima attenzione.

Per prima cosa, deve interpellare in forma scritta il lavoratore per accertarsi della sua volontà di non rientrare al lavoro e, se non riceve risposta, a seguito di una diffida formale, il datore di lavoro può:

  1. Formalizzare la cessazione del rapporto per dimissioni tacite, comunicandole al lavoratore via email.
    Entro cinque giorni dalla maturazione della presunzione di dimissioni, il datore di lavoro deve trasmettere la comunicazione all’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) per la verifica della veridicità della dichiarazione;
  2. Procedere con le comunicazioni obbligatorie agli enti previdenziali (INPS) e all’INAIL, oltre a chiudere correttamente le posizioni contributive e fiscali.

Rischi e controversie: come evitarle

Una gestione errata delle dimissioni per fatti concludenti può esporre l’azienda a rischi legali, come rivendicazioni di licenziamento illegittimo o richieste di reintegrazione. Inoltre, una comunicazione errata delle dimissioni potrebbe esporre il datore di lavoro a sanzioni civili o penali. Per questo motivo, è essenziale rispettare le nuove disposizioni, che prevedono l’obbligo di segnalare l’assenza ingiustificata all’INL.

 

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