Uno dei benefit più diffusi in ambito aziendale sono i buoni pasto.
I buoni pasto nascono negli anni ‘50 nel Regno Unito e approdano in Italia intorno al 1970 con lo scopo di garantire ai dipendenti un servizio sostitutivo di mensa sul posto di lavoro, qualora questa manchi. Oggi erogati in forma cartacea o elettronica, sono utilizzati da circa 2 milioni e mezzo di italiani.
Ma cosa sono i buoni pasto? Quali sono i costi e i vantaggi per le imprese che decidono di adottarli come fringe benefit? Scopriamolo insieme.
Buoni pasto: cosa sono?
“I buoni pasto sono un mezzo di pagamento dal valore predeterminato che può essere utilizzato per acquistare esclusivamente un pasto o prodotti alimentari. Esso è comunemente ritenuto un beneficio accessorio erogato dalle aziende ai propri dipendenti.” (Fonte: Wikipedia).
I buoni pasto possono essere adoperati solo dal titolare del beneficio, in ogni giorno della settimana, con l’obbligo di spenderli per intero – non è possibile, in poche parole, richiedere il resto in contanti ai negozi presso i quali vengono utilizzati.
A chi spettano i buoni pasto?
I ticket restaurant possono essere concessi a tutti i dipendenti assunti con regolare contratto di lavoro a tempo determinato e indeterminato. L’importo medio di ciascun buono varia tra i 2 e i 10 euro sia esso cartaceo o elettronico.
La loro erogazione non è obbligatoria, a meno che non sia stabilito diversamente dal CCNL, e può avvenire anche nel caso in cui l’orario di lavoro non preveda pause pranzo.
L’azienda può erogare i buoni pasto solo ad alcuni dipendenti solo se questi rappresentano una categoria omogenea.
I dipendenti assunti part-time, invece, possono usufruire di questo plus a condizioni diverse, ovvero:
- se l’attività lavorativa viene svolta in orari di pranzo o cena;
- se la distanza tra la sede di lavoro e la dimora del dipendente è tale da non consentire al dipendente di rincasare per i pasti principali della giornata.
Ma perché un’azienda dovrebbe adottare i buoni pasto come fringe benefit da offrire ai propri dipendenti?
Costi per le aziende che adottano i buoni pasto come fringe benefit
La Legge di Bilancio 2020 ha apportato delle modifiche significative alle norme che regolamentano l’utilizzo dei buoni pasto, con l’intento di agevolare l’utilizzo dei ticket elettronici a discapito di quelli cartacei.
Per i buoni cartacei, la soglia di deducibilità è stata ridotta a 4 euro. Questo significa che il valore eccedente i 4€ per singolo buono pasto cartaceo costituirà reddito da lavoro dipendente su cui si pagheranno tasse e contributi.
Se l’azienda erogherà buoni pasto elettronici la soglia di esenzione è alzata a 8€ e quindi costituirà reddito per il dipendente solo la parte del buono eccedente tale valore
Gli stessi limiti di esenzione si applicano ai lavoratori che svolgono la loro attività in regime di smart working.
Nonostante il lieve incremento delle tassazioni previste dalla legge, i ticket per pasti rimangono uno dei benefit più diffusi nelle aziende italiane in virtù dei vantaggi che comportano per i dipendenti e per i datori di lavoro.
I vantaggi per le aziende
È innegabile: i buoni pasto rimangono sono uno dei fringe benefit più apprezzati dai lavoratori che possono, grazie al loro utilizzo, condividere momenti di pausa con i colleghi, pagare pasti fuori casa o risparmiare sulla spesa al supermercato.
I vantaggi, però, sono evidenti anche per le aziende. In primis, i dipendenti soddisfatti lavorano meglio e contribuiscono ad aumentare la produttività globale dell’impresa.
Poi, i buoni pasto consentono di pianificare al meglio costi altrimenti non facilmente prevedibili e controllabili dovuti a spese accessorie e trasferte dei lavoratori.
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