La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto significative modifiche alla NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), l’indennità di disoccupazione destinata ai lavoratori che hanno perso involontariamente il proprio impiego. Queste novità mirano a rafforzare i criteri di accesso e a contrastare possibili abusi del sistema.
Nuovo requisito contributivo per chi si è dimesso volontariamente
A partire dal 1° gennaio 2025, oltre ai requisiti già esistenti—stato di disoccupazione non dipendente dalla propria volontà e almeno 13 settimane di contribuzione nei 4 anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione—è stato introdotto un ulteriore criterio. I lavoratori che hanno interrotto un rapporto di lavoro a tempo indeterminato per dimissioni volontarie nei 12 mesi precedenti l’evento di disoccupazione involontaria devono aver maturato almeno 13 settimane di contribuzione dopo le dimissioni per poter accedere alla NASpI. Questo requisito non si applica nei casi di dimissioni per giusta causa, durante il periodo di maternità o in caso di risoluzione consensuale nell’ambito di procedure di licenziamento per giustificato motivo oggettivo.
Esempio pratico: un lavoratore si dimette volontariamente il 20 febbraio 2025 e trova un nuovo impiego il 15 marzo 2025. Se viene licenziato il 15 aprile 2025, non avendo maturato le 13 settimane di contribuzione richieste tra i due eventi, non potrà accedere alla NASpI. Se, invece, il licenziamento avviene il 20 luglio 2025, avendo maturato il requisito contributivo, potrà beneficiare dell’indennità.
Dimissioni per fatti concludenti e indennità di disoccupazione
In aggiunta, il Collegato Lavoro ha disposto che i lavoratori oggetto di dimissioni per fatti concludenti non avranno diritto alla NASpI. I lavoratori che si assentano ingiustificatamente per un periodo superiore a quello previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di riferimento, oppure, in assenza di specifiche disposizioni contrattuali, per più di 15 giorni, saranno oggetto di quelle che vengono chiamate dimissioni per fatti concludenti. Il datore di lavoro li solleverà di fatto da tutti gli incarichi ma essi non avranno diritto a NASpI come avviene per chi è licenziato.
Le modifiche introdotte nel 2025 rappresentano un passo significativo verso una maggiore equità e rigore nell’erogazione della NASpI. Le nuove disposizioni, infatti, mirano a creare una stretta su comportamenti poco trasparenti, tanto dei lavoratori quanto dei datori di lavoro.
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